La Strada del Ferro alta Val Brembana

Punto di partenza: Mezzoldo - Fraz. S.Giovanni (798 m)
Località di arrivo: Falghera di Valtorta (1145 m)
Dislivello totale: 870 m - Lunghezza: 25 km circa
Tempo medio di percorrenza: 7-8 h
Punti d'appoggio: facili e diversi nei vari paesi attraversati
Cartografia: Kompass n. 105 Lecco-Valle Brembana - Tab1 - Tab2
Info: Comunità Montana Valle Brembana o tel. 0345 81177
IAT Valle Brembana o tel. 0345 21020 - Servizi Autobus: Autoservizi SAB Bergamo o tel. 035 289011

Ripercorrere oggi il tracciato denominato "VIA DEL FERRO" dell'area dell'Alta Val Brembana significa accingersi a compiere un viaggio nel passato, un salto a ritroso di almeno sette secoli. Lo sono a testimoniare i tratti di strada lastricati, le case porticate, punti di sosta e di ristoro per viandanti, pellegrini e, soprattutto, nel nostro caso per le carovane di "fraini" e di "strusì" che lavoravano all'estrazione ed al trasporto del minerale. Per secoli l'estrazione del ferro fu quell'attività che, maggiormente, influì sullo sviluppo economico dell'Alta valle, ben più di quanto poteva dare l'attività agro-silvo-pastorale. Le miniere vennero, probabilmente, attivate già dai Galli o meglio da tribù celtiche 2500 anni orsono, attirati sulle Orobie dalla presenza in superficie di minerali di ferro di cui, forse già conoscevano i segreti della lavorazione. A conferma di un'origine nordica degli abitanti dell'Alta Valle del Brembo è la lingua parlata dove si nota una"tz" di derivazione tedesca. Per esempio soprattutto i vecchi, ancor oggi, pronunciano "Metzolt" il nome di Mezzoldo e non "Mesolt" come potrebbe suggerire il dialetto. A partire dal 1100, per alcuni secoli le attività minerarie vennero gestite da consortie di famiglie locali, più tardi, agli albori della nascita dell'artigianato e dell'industria, si imposero con notevoli contrasti, fra le altre potenti famiglie, i Torrioni provenienti dalla vicina e cointeressata Valsassina. Del resto, in quei secoli, i territori delle Valli di Averara, Valmora e Valtorta erano compresi nella contea della Valsassina, soggette alla Plebania di Primaluna. Sia pur infeudati dall'Arcivescovo di Milano, i Torrioni accrebbero tale prestigio e potere proprio grazie allo sfruttamento delle miniere di ferro presenti sul territorio delle nostre valli e grazie al controllo dei traffici intervallivi con la Valsassina ed i vicini Grigioni (Stato delle Tre Leghe), dove esportavano lame, chiodi, attrezzi agricoli tanto da essere considerati di fatto nel XII secolo i veri Signori di Milano. Tuttavia se a Milano finiva la fetta più grossa della torta, altre più piccole venivano consumate in valle. L'estrazione e l'indotto coinvolgeva non solo i minatori, ma anche i boscaioli, i carbonai, i fabbri ed i ferrieri impegnati nei forni e nelle fucine di Olmo, di Averara, di Ornica, di Valtorta, ognuno nelle proprie attività prima di affidare il minerale grezzato o semilavorato ai trasportatori che, attraverso i Piani di Bobbio, con lunghe file di muli portavano in Valsassina il prodotto richiesto, frutto di tanta collettiva fatica. Neppure l'arrivo della Serenissima, che mal tollerava cedere il ferro bergamasco ad uno Stato non sempre amico, riuscì a far cessare questo commercio Strada importante dunque questa Via del Ferro, importante allora e bella adesso, divenuta percorribile grazie al deciso impegno profuso dalla locale Comunità Montana che, andando a ricercare il percorso più logico, lo ha ripristinato strappandolo all'abbandono, pulendolo e mettendolo in sicurezza. Una chiara e ben posizionata segnaletica è parzialmente già in loco ed il completamento è previsto per la primavera del 2007. Pertanto ben guidati aspettiamoci la vista degli inequivocabili segni di riconoscimento nei vecchi ponti, nelle antiche dimore affrescate, nelle fontane in pietra, negli edifici di culto ricchi di opere d'arte e nei resti di strutture fortificate che testimoniano la storia di un'epoca che fu fiorente. Buona passeggiata.

La partenza di questo tratto della Via del Ferro avviene da Mezzoldo, frazione S. Giovanni (798 m), nella cui chiesa parrocchiale, dedicata al battesimante, si conserva la Pala del Santo attribuita a Lattanzio da Rimini ('500). Si sale lungo la bella mulattiera fino a pervenire sulla strada asfaltata che conduce alla frazione di Soliva (956 m). (Possibilità di pervenire a Soliva anche in auto). Poco prima dell'architettonico nucleo rurale, si scende verso i moderni condomini per immettersi in una traccia di sentiero che, dapprima su prato, poi in castagneto, scende, tra muretti a secco di contenimento, fino ad un corso d'acqua che, facilmente, si oltrepassa. Muovendosi in bosco misto di latifoglie e conifere si raggiunge una isolata stalla (880 m, 15' da Soliva), da cui, su traccia in prato, si perviene ad un caratteristico nucleo di stalle, tra cui una con un affresco murale, situate su una costa erbosa assai panoramica (854 m). Passando sul latoanteriore delle costruzioni, si scende in diagonale (traccia non ben evidente) fino ad una abetaia di rimboschimento che conduce su una larga mulattiera che va seguita. Procedendo, si incontra una stalla diroccata e, su terreno pianeggiante si continua fino a tenere la destra al bivio con un'altra traccia (da trascurare) che si abbassa sul fiume Brembo. Un tratto di saliscendi, poi di nuovo pianeggiante fino ad un tratto franato che scende sulla strada sterrata d'acceso ad una casella agricola (750 m, 1h da Soliva). Contornata questa costruzione, si prosegue fino a piegare a sinistra verso un'altra baita residenziale con caratteristiche lobbie in legno (n. civici 91-92). Da qui si continua nel bosco, oltrepassando una valletta e, dopo un ripido, ma breve tratto in discesa, si prosegue in piano transitando sempre alti sopra il Brembo e la strada provinciale. Sempre con andatura piacevole, si supera una vallecola in secca fino a pervenire alla condotta forzata (720 m, 1h 10' da Soliva) che scende dalla Val di Sera. Il tracciato, immerso in un bosco di faggi, esce poi in un'ampia radura prativa con stalla in prossimità di due tralicci elettrici per avvicinarsi ad un'altra stalletta ristrutturata, molto panoramica sul dirimpettaio borgo di Piazzolo. Siamo alle porte di Cigadola (Sigadola), un caratteristico ed ancora ben conservato nucleo architettonico con oratorio e tracce di affreschi, posto in ampi prati alle cui spalle si protendono verso il cielo curiosi pinnacoli rocciosi (710 m, 1h 30' da Soliva). Oltrepassate le abitazioni, il sentiero prosegue, come labile traccia, nel prato per ritornare più evidente nel bosco. Al bivio si tiene la traccia di destra che incrocia la linea elettrica pervenendo su un altopiano con alcune baite (loc. Tremolt), poco sopra la contrada Malpasso di Olmo al Brembo (625 m, 30' da Cigadola).

Proseguendo ed oltrepassata una valletta inserita su faglia rocciosa, si continua su più ampia stradetta fino alla contrada di Acquacalda, dove spicca un pregevole edificio con tratto porticato e in ottima posizione solatia (600 m, 10' da Tremolt). Il curioso nome deriva dall'acqua che sgorga dalla sottostante fontana che, in inverno, in seguito ad evaporazione pare fumi come se fosse calda. Il nostro percorso ci conduce a scendere ad assaporare tale acqua per poi reimmettersi nel sentiero che risale il lato opposto della valle. Ancora un tratto in falsopiano fino ad una valletta con acqua di sorgente per poi dirigersi, con l'ultimo tratto gradinato, sulla strada asfaltata alle porte di Olmo al Brembo, nei pressi dell'antico Albergo della Salute (560 m, 2h dalla partenza). Vale la pena, prima di riprendere il cammino, curiosare tra i viottoli, le case fortificate di questo antico borgo storico. Nella Chiesetta di San Rocco è presente una Pala di F. Ronzelli (1630) con raffigurazione del nucleo antico. Qui la nostra descrizione segue la variante bassa della via del Ferro, l'alternativa giunge ad Averara tenendosi sulla sinistra orografica della Valmora proseguento poi Per Cusio, Ornica, Costa e Valtorta. Entrati nel paese, si oltrepassa il ponte per portarsi su via Portici ed immettersi nel sentiero che costeggia il torrente che scende dalla Valmora (vedi indicazioni). Oltrepassata Acqua Nigra, si giunge al ponte che permette di oltrepassare il fiume che, qui, offre giochi di correnti molto interessanti. Muovendoci lungo il sentiero indicato dal locale segnavia n. 6, si giunge ad una spettacolare ansa del torrente che ricorda molto i selvaggi ambienti canadesi, con cascatelle d'acqua spumeggiante che modellano grossi massi erratici. Addentrandosi nel bosco ceduo con faggi, frassini ed abeti, si inizia a salire calcando l'antica Via del Ferro, qui ben conservata. Si oltrepassa una stalletta guadagnando quota sopra il torrente e osservando al di là la strada che risale la Valmora.

Giunti in prossimità di una valletta, si attraversa il corso d'acqua e si prosegue diritti avendo alla nostra destra pendii prativi con un paio di baite che anticipano la vista sull'antico paese di Averara. Si sbuca in località Ca' Val di Guei (725 m, 50' da Olmo al Brembo) con la Casa Borsotti orgogliosa di presentare lo stemma di famiglia sulla facciata. Un tratto di strada asfaltata, poi al bivio con la strada che sale da Cugno, si prende la mulattiera gradinata che supera la Ca' nöa per sbucare, poco sopra, sulla via Pittori Baschenis (vedi casa natale ben affrescata) che penetra nel paese di Santa Brigida (1h da Olmo al Brembo). Si raggiunge la chiesa parrocchiale per portarsi a monte della stessa, in località Foppa dove si trova il Santuario della Madonna dell'Addolorata, antica chiesa parrocchiale di Santa Brigida e risalente al 1200 che vale la pena visitare per gli affreschi dell'Asenelis e della stirpe dei Baschenis (865 m). Si riparte in salita su Via dei Pascoli che si stacca nei pressi di una fontanella d'acqua fino ad una stalletta dove diviene mulattiera, indicata dal segnavia locale n. 1. Muovendosi tra abitazioni e muretti a secco di contenimento, ci si inoltra nel bosco in debole salita fino a pervenire alla località Sacc, caratterizzata da una Santella con affreschi di pittori ignoti e area di sosta con fontana (910 m, 15' dal Santuario), meta in estate di gite in famiglia. Proseguendo, si attraversa un breve tratto sassoso e si procede sul tracciato principale con andamento altalenante, mai faticoso, si contornano i pendii del monte Disner, evitando eventuali deviazioni.

Una bella traversata, alta sulla valle, immersa in rado bosco misto di pini silvestri e pini neri, porta alle Baite di Ger, un tempo fervide di vita, come testimoniano alcuni affreschi murali, ma oggi purtroppo in silenzioso degrado ed abbandono (870 m, 30' dal santuario). Si continua diritti su sentiero, si oltrepassa una valletta asciutta, incontrando altri ruderi di baite e, dopo un breve tratto in discesa si ritorna in piano su sentiero stretto. Dopo un altro rudere si giunge così al bivio con la vicina sottostante Grotta dell'Isola. Vale la pena scendere a sinistra per qualche centinaia di metri ed ammirare questa grotta carsica che le leggende vogliono sia stata abitata da diavoli, lupi e briganti. Ritornati sul sentiero, si continua fino al bivio con Cassiglio, oltrepassato il quale si prosegue diritti, alti sulla Val Stabina. Un ampio giro tra rada vegetazione ed attraversando alcune vallette, spesso asciutte, ci consente, oltre che osservare la strada tortuosa sotto di noi con il Put de Spì alla confluenza della Val Grande con la Val Stabina, di raggiungere così la strada asfaltata ed il ponte stesso (640 m, 1h da Santa Brigida). Ora l'antico tracciato della Via del Ferro lascia il passo alla sovrapposta strada asfaltata che si segue per circa 4,5 chilometri fino al bivio con la frazione Rava di Valtorta dove, sulla sinistra si stacca, nei pressi di un Gesuolo, una breve mulattiera che consente di evitare un paio di tornanti. Ritornati sulla strada si perviene al bivio per i Piani di Valtorta, noti per essere sede delle Olimpiadi scolastiche per i ragazzi locali.

Seguita la strada per un centinaio di metri, la si lascia per la larga traccia sterrata di destra che porta dinnanzi ad un'abitazione e da qui, su traccia in prati, si raggiunge una piccola contrada. Oltrepassatala, si entra nel bosco e stando alti e paralleli alla strada asfaltata la si raggiunge in breve sbucando in località Torre, in prossimità della piazzetta con la nuova torre campanaria in vetro-acciaio con orologio a vista di recente inaugurazione. Si entra così nell'elegante nucleo abitativo, si visita la Latteria Sociale di Valtorta (935 m) e la Chiesa Parrocchiale, ricca di pregevoli polittici a sei scomparti e statue lignee, per uscire dal paese percorrendo in toto la strada fino alle ultime abitazioni e sbucando così lungo la strada asfaltata che sale a Ceresola ed ai Piani di Bobbio. Da qui l'antico tracciato della Via del Ferro scendeva quindi verso la Valsassina, collegandosi in tal modo alle altre zone minerarie di Premana e della Val Varrone. Noi, per ragioni territoriali, effettueremo, invece, una inedita digressione verso la località Falghera, anch'essa nota zona di estrazione del minerale ferroso che veniva poi portato a Valtorta e trasformato in ghisa. Per cui si percorrerà un tratto di strada asfaltata fino al tornante Gualtieri (1120 m, 30' dalla Torre), dove, poco sopra, si stacca, sulla destra, un largo sentiero che conduce alla località Falghera. Alternando tratti in leggera salita a falsopiani in stupenda adulta faggeta si arriva ad un primo imbocco di miniera (visitabile con torcia elettrica), da cui si continua in direzione delle già visibili baite di Foppa di Ross. Poco sotto tali baite, si supera il vivace torrente Caravino con un ponticello in ferro, poi si costeggia il corso d'acqua che si supera, poco oltre, con un caratteristico ponte in travi di legno per raggiungere la località Falghera (1145', 45' dal tornante). Questo sito è costituito da diverse baite a pari quota, ormai utilizzate oggi solo da pastori, unite tra loro da un tratto pianeggiante di stradina lastricata. Sono situate ai piedi del pendio che scende dal Pizzo di Giovanni costituito da vasti depositi di sfasciume e scarti derivanti dalla fervida attività mineraria di superficie tipica dell'area di Valtorta e risalente addirittura al XII secolo.(*)

Comunità Montana Valle Brembana - © Copyright - - Trekking sulle Vie Storiche Bergamasche di Lucio Benedetti e Chiara Carissoni - Edizioni Junior - Foto di Lucio Benedetti e archivio CMVB - Cartine di Vavassori e Vavassori, Bonate Sotto (BG)