Orari 9.00-12.00 e 14.30-18.00 tutti i giorni
Telefono: 0345.87713 – Ingresso Adulti euro 2.5
Il MUSEO ETNOGRAFICO ha sede nel palazzo dell’ex Pret. Veneta di Valtorta e l’esposizione si articola su tre piani. L’ordinamento del Museo di Valtorta prevede sezioni dedicate all’agricoltura, alla lavorazione del latte, a numerose attività artigianali – tra le quali va segnalata la lavorazione del ferro – e a vari ambienti e lavori domestici. Attualmente gli oggetti esposti sono 2.000, di varie dimensioni ed epoche. Risale all’inizio degli anni Ottanta l’idea di realizzare un museo che riunisse le molteplici testimonianze della storia umana e sociale di Valtorta e dell’alta Valle Brembana e che si presentasse, non solo come monumento di riscoperta e conservazione del passato, ma come originale proposta di rinascita culturale del paese. Interpreti concordi del progetto furono il comune e la parrocchia di Valtorta: grazie al loro impulso e con l’aiuto di un gruppo di volontari, fu reperito abbastanza agevolmente, tra la gente stessa di Valtorta, il primo nucleo della cospicua dotazione museale.
Rovistando soffitte e scantinati furono raccolti un migliaio di oggetti di diversa natura e vario stato di conservazione che vennero sistemati alla meglio in due sale messe a disposizione della parrocchia di Valtorta. A quel punto fu necessario dar vita a un progetto organico per la creazione di un istituzione che poggiasse su basi più solide e potesse contare su un supporto normativo e finanziario in grado di garantire un futuro.
Così fu ufficialmente costituita la fondazione, come emanazione del comune di Valtorta, e fu reperita una sede idonea ad accogliere e presentare in modo funzionale il prezioso materiale che intanto stava aumentando giorno per giorno. La sede venne trovata in un edificio medioevale, noto come Casa della Pretura, così chiamata era stata un tempo la residenza del vicario, il quale oltre a governare la comunità locale, aveva anche compiti di giudice in materia civile e penale, secondo quanto previsto dagli statuti. Era quindi una casa comunale, come si può dedurre dalla serie di stemmi delle famiglie di di Valtorta che adornavano le pareti dell’ultimo piano e che sono ancora in parte visibili.
L’edificio, per quanto pregevole nelle linnee architettoniche, mostrava evidenti segni di abbandono; il comune provvide ad acquisirne la proprietà ed a restaurarlo, rendendo i suoi ambienti idonei alla funzione museale. L’allestimento del museo Etnografico di Valtorta fu particolarmente laborioso, perché si trattò di mettere in senso il cospicuo patrimonio di oggetti vecchi di secoli, molti dei quali erano da tempo abbandonati, lasciati nell’incuria o addirittura semidistrutti. Esaurite le ricerche a Valtorta, i promotori e un gruppo di appassionati si diedero a cercare il materiale anche fuori paese, quindi provvidero a restaurarlo e a collocarlo in modo funzionale nei capaci ambienti del palazzo della pretura che si rilevò perfettamente idoneo allo scopo. E così quegli ambienti tipici della cultura locale hanno recuperato la loro fisionomia originaria, diventando l’archetipo della casa tradizionale altobrembana, in cui ogni stanza, corridoio, balcone, scantinato è arredato secondo lo stile che fu per secoli quello di ogni casa del posto e che fece da sfondo alla nascita, alla vita e alla morte di innumerevoli generazioni. Il Museo di Valtorta si rivolge in particolare ai giovani che, percorrendo le sale espositive, hanno modo di ammirare oggetti frutto della creatività delle passate generazioni, di cui nemmeno lontanamente sospettavano l’esistenza.
Ma anche il pubblico meno giovane vi può trovare molteplici spunti d’interesse e questo riguarda non solo gli studiosi della civiltà contadina, ma anche la gente comune, i turisti domenicali che trovano qui un piacevole diversivo alla solita scampagnata. Qui dentro il Museo di Valtorta è possibile afferrare frammenti di un epoca quasi definitivamente travolta dall’incalzare della civiltà, tecnologica; in queste sale silenziose e austere si possono rivivere per un momento le vicende di un non lontano passato, testimoniato dalla presenza di oggetti e strumenti semplici, ma preziosamente funzionali, levigati e consunti dall’uso quotidiano di operose generazioni di contadini e artigiani; qui si impara foss’anche ad apprezzare il valore degli oggetti del tempo presente, che troppo frettolosamente vengono buttati, per essere sostituiti con altri, sempre più complessi ed anonimi.
Chi visita le sale del museo Etnografico di Valtorta può farsi un’idea precisa di secoli di storia di Valtorta e dell’alta Valle Brembana: una storia irta di difficoltà e interpretata da generazioni di uomini coraggiosi, costantemente alle prese con la quotidiana lotta per la sopravvivenza, per le quali i modesti ma preziosi attrezzi frutto dell’ingegno e dell’esperienza, costituivano un aiuto non trascurabile sulla strada del miglioramento della loro vita.
L’esposizione museale, che ricostruisce idealmente gli ambienti più comuni dei valligiani di ieri, propone la documentazione di come l’uomo brembano abbia saputo, nel corso dei secoli, modificare, abbellendoli e rendendoli più funzionali, gli stessi attrezzi del lavoro quotidiano utilizzati da secoli, dando così prova di intelligenza creativa e di capacità di far fronte, con strumenti sempre più efficaci, alle nuove esigenze che si presentano col passare degli anni. La sistemazione del materiale nelle sale del museo obbedisce al principio di fornire al visitatore l’opportunità di comprendere la funzione e l’uso dei vari oggetti e di immaginare allo stesso tempo particolari momenti della vita umana legati a tale uso. Di conseguenza vi sono meticolosamente ricostruiti vari ambienti tipici, luoghi di lavoro, di svago e interni delle abitazioni.
Si possono così ammirare, assieme agli arredi propri della vita domestica, ambienti e strumenti tipici dell’artigianato: l’officina del fabbro, il desco del ciabattino e del fabbricante di zoccoli, il banco del falegname, la casera con i grandi caldari e le ramine, il filatoio della lana, il telaio, il tornio del legno, il carretto dell’arrotino ed una miriade di altri arnesi propri di attività un tempo importanti e di cui oggi resta solo il ricordo. Numerosi sono gli attrezzi della lavorazione dei campi e dell’allevamento del bestiame, occupazioni che nei secoli sono state di gran lunga preponderanti nella zona e che ancora oggi mantengono una loro visibilità’: arnesi della fienagione, dell’aratura, del boscaiolo, dell’apicoltore e del cacciatore.